Cenni storici sulla chiesa

Nello storico rione Triggio di Benevento sorgeva l’antica chiesa, con l’attiguo monastero, in onore di San Giacomo della nobile famiglia dei Mascambroni. Il primo documento relativo alla chiesa risale al 1007 mentre la specificazione “de Mascambronibus” compare per la prima volta in un documento del 1459.

Dalla fine del 1500 al 1653 la Parrocchia dipendeva dal monastero di Montevergine.

Il sisma del 1688 danneggiò tanto la chiesa da non poter essere più restaurata.

Il Cardinale Vincenzo Maria Orsini Arcivescovo di Benevento, poi eletto Papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII continuando a conservare il titolo di Arcivescovo metropolita di Benevento, volle la ricostruzione di una chiesa nella parrocchia di San Giacomo ai Mascambroni, ma anche il nuovo edificio ebbe breve vita: terminato nel 1698 venne distrutto dal terremoto del 1702.

Con la distruzione della chiesa parrocchiale le funzioni religiose furono temporaneamente trasferite nella chiesa Metropolitana e fu in questo periodo che il titolo della parrocchia si trasformò da San Giacomo dei Mascambroni in Santa Maria della Verità.

L’edificazione terminò nel 1781 come riportato sull’architrave esterna della porta di ingresso (A.D. MDCCLXXXI) e consacrata il 16 aprile del 1782 come si legge nell’iscrizione posta all’interno della chiesa.

La ricostruzione dell’attuale chiesa fu iniziata nel 1779 per volere del Cardinale Francesco Maria Banditi Arcivescovo in Benevento dal 1776 su progetto dall’architetto Mons. Saverio Casselli, eretta sulle rovine del Teatro Romano (II sec d.C.), come era di tendenza all’epoca (1700) accoppiare elementi architettonici del mondo classico con costruzioni moderne.

La lapide

L’edificazione terminò nel 1781 come riportato sull’architrave esterna della porta di ingresso (A.D. MDCCLXXXI) e consacrata il 16 aprile del 1782 come si legge nell’iscrizione posta all’interno della chiesa.

Lo stemma

Lo stemma del Cardinale Banditi campeggia sulla facciata esterna della chiesa.

La chiesa è a navata unica a pianta longitudinale con volta a padiglione, i muri laterali sono abbelliti da elementi architettonici quali paraste con capitelli a volute e ovuli. Originariamente aveva tre altari in marmo policromo e la balaustra che divideva il presbiterio dalla navata. Le pareti erano tutte affrescate dal Casselli, come scrive il De Lucia “Nel 1786 dipinse la chiesa di Santa Maria della Verità… essa era ricoperta tutta di pitture a guazzo e che l’umidiccio e, poi, il terremoto del 1930, sono andate perdute e coperte d’intonaco”

La navata

Di tali decorazioni si conserva solo un pezzo di m 150 x 240 sulla parete del presbiterio raffigurante una colonna scanalata di colore rosso e portale di colore giallo, emerso nel restauro post sisma del 1980.

L’affresco risparmiato dal terremoto

Sullo splendido altare maggiore di fattura settecentesca, attribuito allo stesso Casselli, in marmo policromo e paliotto con elementi in rilievo, vi è una tela di Francesco Capobianco (A.D. 1781) raffigurante la Madonna con il Bambino in grembo, in trionfo tra gli angeli, assisa tra le nuvole con i Santi Gaetano da Thiene, a sinistra, e Andrea Avellino a destra genuflessi ai suoi piedi.

L’altare
Madonna con il Bambino in grembo, di Francesco Capobianco (A.D. 1781)

Altre due tele del Capobianco sono collocate sulle pareti laterali: sulla parete di destra vi è raffigurato San Gregorio Taumaturgo con abito e insegne vescovili, mentre su quella di sinistra vi è San Giacomo maggiore Apostolo con le insegne da pellegrino.

San Gregorio (F. Capobianco)
San Giacomo (F. Capobianco)